sabato 25 novembre 2017

Ashton & Dunhill: due inglesi di livello


Quante tipologie di shapes ha a disposizione un fumatore di pipa??
C’é poco da tergiversare dato che la risposta può essere una solamente: un’infinità.
Ma nonostante questa incontrollata moltitudine di forme in un modo o nell’altro si torna sempre e comunque a parlare della billiard, forse perchè non esiste effettivamente altra figura capace di racchiudere in se il vero concetto della parola “pipa”.
Quella che sembrerebbe essere l’insostituibile radica per antonomasia sarà l’oggetto centrale di questo articolo.
Un annetto fa circa sono entrato in possesso di una meravigliosa Dunhill, una 3103 in finitura Cumberland con vera in argento (originale, specifichiamolo per i puristi del brand). Una bellissima “White Spot”, di quelle che lasciano il segno solo a guardarle. Una pipa talmente bella che meritava di avere accanto una compagna altrettanto degna d’attenzione.


Negli ultimi mesi ero alla ricerca di un’altra billiard da affiancarle e avevo focalizzato le mie ricerche su una County, anch’essa con vera. I miei tentativi, purtroppo, sono andati tutti a vuoto. Neanche l’ombra di un’altra 03 con un po’ d’argento addosso.
Girovagando in rete, però, ho incrociato sulla mia strada un’interessantissima Ashton. Ancora un’inglese, una “Brindle XX” color vinaccia con stem in cumberland e adornata con una bella vera in argento.
Non le ho saputo dire di no.
Ho piazzato il mio ordine e nel giro di 5/7 giorni la pipa ha raggiunto la sua destinazione (dato che lo store é in Germania un minimo di attesa si é fatta necessaria).
Le due pipe, seppur appartenenti a due brand ben differenti, presentano delle caratteristiche capaci di accomunarle.
Entrambe le radiche sono abbastanza “sovrapponibili”, sia nelle dimensioni che nella resa in fumata.
La Ashton presenta una testa leggermente più alta (e capiente) della white spot e quindi, ad un primo sguardo, potrebbe apparire meno legata alla “canonicità” dello shape che invece traspare in modo eclatante nella Dunhill: le fattezze di quest’ultima sono, al contrario, l’esempio lampante di una rigorosa perfezione di stampo classico, dove lo studio delle proporzioni si fa elemento distintivo e imperativo. La Brindle sotto questo aspetto si concede qualche sana “licenza poetica”.
Entrambe le inglesi montano un bocchino in cumberland.
Se da una parte la pipa di Sir Alfred ha un classicissimo variegato nero/rosso, dall’altra troviamo a far da contraltare un “coda di pavone” che punta all’appariscenza con delle tonalità verdi miste a senape. Sono certo che a molti un bocchino con tali colorazioni potrebbe sembrare eccessivo e fuori luogo ma devo ammettere che l’ho trovato fantastico fin da subito.
Interessante notare come lo stem della Ashton, seppur ben realizzato, mostra comunque qualche piccola pecca, soprattutto nel dente (più stretto e leggermente meno comodo al morso) e nel foro terminale con una poco accennata apertura a ventaglio.
Nella Dunhill non ritroviamo questi piccoli difetti.
Le forature invece sono eseguite nel modo corretto in entrambe le radiche.
Ho trovato affascinante notare che entrambe le pipe hanno una fumabilità pressoché similare. Pareri diffusi affermano che le Ashton tendano a rilasciare per molte fumate il celebre sentore dell’oil curing... Cosa che in tutta onestà non ho avvertito se non parzialmente nelle prime due o tre fumate. Superata la fase iniziale i gusti si sono andati a standardizzare nella tipica direzione della neutralità tanto cara ai fumatori anglosassoni. La Dunhill ha avuto un comportamento assolutamente simile.
Se andiamo a tralasciare gli aspetti costruttivi a cui ho fatto precedentemente riferimento posso
tranquillamente affermare di essermi ritrovato davanti a due pipe effettivamente vicine alla sovrapponibilità, con un gusto tendenzialmente neutro che ben si sposa con delle valide english mixtures e, perchè no, anche con dei buoni Virginia (anche se per questi ultimi prediligo pipe con radiche tendenti leggermente al dolce).
Due belle billiard impreziosite d’argento, una più rigorosa nelle proporzioni e nella costruzione, l’altra un pelino più “libertina” ma comunque degna rappresentante di un certo stile british.