mercoledì 21 febbraio 2018

Peterson “Linseed”


Per raccontarvi questa piccola storia bisogna tornare un po’ indietro nel tempo, di almeno otto anni. 
Correva infatti l’anno 2010 quando Mario Lubinski, sempre attentissimo (allora come oggi) al mercato italiano, decise di importare in esclusiva una nuova serie di pipe prodotte dal celebre marchio irlandese: le “Linseed”
Non so se in precedenza Peterson avesse mai realizzato radiche sottoposte a quel trattamento noto ai più come “oil curing” e onestamente, spulciando vecchio materiale, non ho trovato nulla di inerente... Fatto sta che proprio in quell’anno la primissima (e unica) partita di pipe “a bagno di lino” fece la sua comparsa qui in Italia. 
Allora ventisettenne le mie economie non erano poi così solide da potermi permettere l’acquisto di ogni nuova uscita (forse non lo sono neanche oggi)... E quindi fui costretto a rinunciare al piacere di poterla fumare (il prezzo di mercato era di 125€). Ricordo che a quel tempo un caro amico se ne accaparrò una... Ma ne rimase fortemente deluso: pare che la pipa, in fumata, trasudasse olio e assumesse pian piano una strana livrea a chiazze. Morale della storia: la radica finì nella sua soffitta. E li rimase. 

La profonda e caratteristica sabbiatura

Dopo qualche anno mi feci avanti chiedendo al collega se fosse disposto, dietro compenso, a cedermi la tanto sfortunata Peterson ma non ci fu nulla da fare: come sua abitudine preferì comunque tenerla per se, ferma nella sua vasta collezione privata (il suo motto é sempre stato quello di “non rivendere mai”). 
Nonostante lo scorrere del tempo questa serie “rara e specialissima” é sempre rimasta nei miei pensieri, netta in me la convinzione che quel treno fosse ormai passato e troppo distante. 
Almeno fino allo scorso anno. 
Nel 2017 ho infatti avuto la grande fortuna di reperirne una in tabaccheria, nuova ed infumata. 
Le pipe della linea “Linseed” erano sottoposte a sabbiatura, con oliva in argento e quasi tutte caratterizzate da un innesto di tipo “army”, solamente pochissimi esemplari montavano  un bocchino in metacrilato di tipo tradizionale (tra questi ricordo, ad esempio, una meravigliosa canadese). 
La mia é una bent billiard codificata come “65” (shape che adoro alla follia) con bocchino taper, un’adeguata via di mezzo tra una grº3 ed una grº2 (facendo un paragone con le blasonate Dunhill). Nessuna punzonatura particolare identifica la serie e quindi vanno riconosciute esclusivamente dalla loro livrea (sotto questo aspetto si poteva fare senz’altro di meglio per un oggetto in serie limitata per noi italiani). L’unica dicitura é riconducibile alla generica scritta “army”, ma solo nella modellistica dotata di flock. 
Su questi esemplari, com’é giusto che una certa logica imponga, non é presente alcun trattamento al carbone nel fornello (waterglass) e a crudo, almeno nel mio caso, non era avvertibile quel tipico odore che caratterizza la radica trattata ad olio. 
Vista l’esperienza vissuta dal mio amico in precedenza mi sono accostato alle prime fumate  aspettandomi di ricevere delle sorprese piuttosto sgradevoli... Ma in realtà mi sono dovuto ricredere: nessun trasudamento di olio dalle pareti esterne della pipa, nessun sentore anomalo, nessun mutamento cromatico della sua livrea. 
Che la giacenza di otto lunghi anni abbia aiutato la radica a respirare?? O forse quella “Linseed” accesa otto anni or sono aveva subìto un trattamento meno riuscito del solito? Purtroppo a queste domande non so dare alcuna risposta... Ma di una cosa posso essere più che certo: la mia personalissima “65” é un piccolo gioiellino. Ha un’ottima resa, riesce a reggere tranquillamente lunghi periodi di utilizzo senza cedimenti e può tranquillamente entrare a far parte di quel gruppo di pipe da “endurance”, pronte a farsi (bonariamente) maltrattare dal sottoscritto. Al suo interno lascio bruciare di tutto: dai Virginia di Samuel Gawith fino alle english mixtures più disparate. Per via delle sue dimensioni piuttosto compatte (e complice la leggerezza e comodità dello shape) tendo ad averla quasi sempre con me in borsa. 
Ho tanto desiderato inserire una “Linseed” in bacheca... E lo scorso anno riuscire ad averne una nuova e mai fumata é stata sicuramente una piccolissima gioia personale. 
La fortuna, ogni tanto, aiuta gli audaci. 

Sotto i riflessi del sole