giovedì 7 giugno 2018

Briar Works “Signature”: Todd Johnson “fugu blowfish”


Il marchio Briar Works, come già saprete, nasce in Tennessee dalla stretta collaborazione di due pipemakers statunitensi. Strada facendo però Todd Johnson decide di abbandonare il progetto lasciando tutto nelle mani del collega Pete Prevost. 
Proprio nell’ultimo anno il brand sembra tornato pienamente all’attivo con una produzione differente, più vicina alle linee classiche della pipa (lasciando morire i sottomarchi “Icarus” e “Neptune”). 
Sotto certi aspetti, il distacco di Todd si è fatto sentire chiaro e forte: l’anima più estrosa era effettivamente la sua e quindi alcune produzioni più particolari, punzonate “Signature”, sono andate a scomparire del tutto. 
La mia fortuna è stata quella di averne acquistata una in tempi poco sospetti. 
La mia passione per le “blowfish” è sempre stata in prevalenza concettuale: quelle linee perfettamente studiate e trasferite su radica mi hanno sempre affascinato, lasciandomi addosso la voglia di poterne inserire almeno una nella mia personale collezione. 
Ed è quanto accaduto, proprio con una Briar Works. 


La pipa appartiene alla serie “Signature” by Todd Johnson e, pur non spiccando in una maestosa  originalità, riesce a farsi amare grazie alle sue dimensioni contenute (nonostante il fornello garantisca una capienza più che regolare). 
La pipa è sabbiata molto bene e riesce a mantenere ben definito tutto il suo design: pipe di questo tipo tendo a preferirle con radica liscia poiché ho la sensazione che si riescano a restituire meglio curve e spigoli... Ma stringendo questo oggetto tra le mani mi sono dovuto ricredere. 
Il bocchino invece è in acrilico nero, uno standard per il brand americano, con l’immancabile perno antirottura. 
Se vista di profilo la fugu/blowfish in questione potrebbe lasciare perplessi e apparire tozza, sgraziata, priva di particolari armonie costruttive... Ma se la si inizia ad inquadrare dall’alto (o dal basso) o in prospettiva la musica inizia a cambiare lasciandoci intendere tutta l’attrattiva racchiusa nello shape. 
La pipa, acquistata qualche anno fa sullo store di “Al Pascià”, ha sempre fumato con una certa costanza, con buona resa e senza mai mostrare particolari lacune, segno che la radica utilizzata (by Mimmo Romeo) è di tutto rispetto. Virginia, naturali ed english mixtures sono le tipologie di tabacchi che è solita bruciare al suo interno. 
Essendo piuttosto corta e compatta è idealmente idonea a fumate “da passeggio”, si lascia sostenere tra i denti senza alcuna difficoltà nonostante presenti una curvatura al bocchino appena accennata: bastano giusto un paio di boccate e si entra immediatamente in sintonia con lo strumento. 
Sottolineo ancora una volta, e con rammarico, la “morte” di questa blowfish dettata dall’uscita di Johnson dal team, un gran peccato viste le potenzialità dello shape che ben si andavano ad incastrare con un prezzo piuttosto accessibile. Fosse stato per me le avrei tentate tutte per far si che la pipa restasse a catalogo. 
Se si potesse tornare indietro di almeno un paio d’anni non esiterei ad acquistarne una in finitura smooth, magari con tanto di veretta in acrilico. E invece mi tocca portarmi addosso questo piccolo rimpianto.