martedì 2 aprile 2019

Kiseru


Tra i tanti strumenti da fumo a nostra disposizione ce n’è uno che da tempo ha destato la mia curiosità: le pipe kiseru. 
Sono sempre stato un appassionato di alcuni aspetti della cultura giapponese, soprattutto di quella prettamente alimentare... E naturalmente, da fumatore di pipa, ho subìto anche la naturale attrazione verso il mondo del loro “fumo tradizionale”. 
Le kiseru sono pipe atipiche: generalmente piuttosto lunghe e con un fornello di dimensione estremamente ridotta, capace cioè di restituirci delle brevissime fumate. 
Sono composte da tre elementi ben precisi:

  •  “Ganbuki”, il piccolo fornello metallico;
  •  “Rao”, il cannello intermedio in legno o bambù (in alcuni casi metallo);
  •  “Suikochi”, il bocchino. 


Il caricamento di queste pipe avviene attraverso l’utilizzo del “kizami”, uno speciale tabacco ad esse dedicato, costituito da lunghi e sottilissimi filamenti simili allo spessore dei capelli umani. Con una piccola presa di tabacco si dovrà realizzare una pallina da infilare direttamente nel fornello. 
Nei mesi scorsi ho avuto modo di acquistare la mia prima kiseru facendomela recapitare direttamente dal Giappone, bisogna però sottolineare che non sono riuscito a reperire il tabacco adeguato poiché, come ben sappiamo, farsi spedire tabacchi in Italia è pratica assolutamente illegale e sconsigliata. Alcuni amici giapponesi però sono venuti in mio soccorso consigliandomi di caricare con un comunissimo, purché abbastanza fino, trinciato per sigarette: a quanto pare anche loro sono soliti fare lo stesso per una semplice questione di gusto. 
Le fumate in kiseru sono davvero brevissime, durando quasi quanto una sigaretta. Sono ben distanti dalle nostre abitudini piparie, fatte di lunghissimi momenti di relax... Ma hanno comunque un loro fascino. 
Aspetto curioso è che a partire dal XVII secolo le pipe kiseru assunsero una doppia valenza: se da una parte preservavano il loro principale scopo (bruciare tabacco), dall’altra assumevano l’atipica funzione di corpi contundenti, vale a dire delle armi vere e proprie da utilizzarsi in sostituzione alle spade, le cui regole di utilizzo andavano a basarsi sulle tecniche classiche della scherma. 
Questo modo di approcciarsi a queste insolite armi bianche comportò una naturale modifica: in origine le kiseru dedicate alle donne erano quelle più lunghe (30/60cm) mentre quelle per uomini più corte (non oltre i 20cm), ma dato il nuovo utilizzo prettamente maschile e bellicoso si arrivarono a sovvertire queste regole. Gli uomini iniziarono ad avere pipe sempre più lunghe, fino a superare abbondantemente i 100cm. 
Durante il periodo Meiji, inoltre, molti artigiani e intarsiatori di spade, visto lo scarso lavoro a disposizione, si dedicarono proprio alla realizzazione e alla decorazione delle kiseru. 
Volendo giungere ad una conclusione mi sento di poter confermare il grande fascino esercitato da queste pipe tradizionali giapponesi, facendo ricerche online possiamo imbatterci in alcuni modelli davvero meravigliosi, realizzati con grande e antica maestria... Allo stesso modo però confermo il loro più grande limite: sono strumenti ben distanti dalle abitudini di fumata tipiche di noi “occidentali” e potrebbero quindi non incontrare molte simpatie. 
Per me era importante aggiungerne una in collezione... E non vi nascondo che di tanto in tanto una fugace e breve fumata in kiseru me la concedo più che volentieri.