Riflettendo su quel che è stato il mio “percorso fumoso” nel mondo della pipa posso affermare d’aver vissuto momenti che considero particolarmente importanti se non addirittura cruciali e che amo ricordare con vivido entusiasmo.
Per me gli istanti più significativi in assoluto sono riconducibili ai rari casi in cui ho avuto modo di seguire con occhio curioso la nascita di particolari oggetti, come ad esempio l’ormai celebre “Curvy” di Al Pascià. Ma non è stato questo l’unico esempio degno di nota, infatti l’amicizia e la reciproca stima con un altro interessantissimo artigiano, Andrea Gigliucci, mi ha dato modo di conoscere “step by step” la gestazione concettuale e la realizzazione materiale di una delle sue pipe più caratterizzate e richieste: la “bullax”.
Quest’ultima, a mio avviso, ha rappresentato una vera e propria “chiave di volta” per il modo di approcciarsi di Gigliucci alla radica e tenterò di farvi comprendere il perchè.