mercoledì 29 gennaio 2014

Viaggiare... Fumando...

Se c'è una cosa che mi capita spesso, fin troppo spesso, è viaggiare.
Raramente per diletto.
Fin troppo spesso per lavoro.
Per raggiungere quotidianamente il mio posto di lavoro mi tocca spostarmi di 65km, un viaggetto di un'oretta circa.
Vivo sulla costa e per lavorare devo raggiungere un paese dell'entroterra abruzzese, quindi ho a che fare con un tragitto piuttosto tortuoso.
Per rendere questi spostamenti poco noiosi e frustranti ho a disposizione 2 potentissime armi:

 - La compagnia telefonica della mia donna
 - Una sana fumata di pipa

Effettivamente una delle cose peggiori da fare quando si è in auto è quella di tenere una pipa tra i denti. Sappiamo bene infatti che , in caso di un eventuale incidente, l'apertura di un airbag potrebbe causarci problemi molto grossi: c'è infatti il rischio che il nostro medico di fiducia debba impegnarsi non poco nel tentativo di recuperare la nostra amata pipa finita direttamente in gola...
Ma facciamo i dovuti scongiuri e accendiamo comunque la nostra radica!!!
Tornando alla questione: in auto prediligo le pipe curve,corte e leggere. Entrambe le trovo semplici da sostenere tra i denti senza sforzare troppo la mandibola... E poi, diciamola tutta, le nostre strade sono piene di buche e si corre spesso il rischio di vederci schizzare la pipa dalla bocca!!!

Quindi la parola d'ordine è "leggerezza e comodità".

Durante questi miei spostamenti prediligo in modo particolare due pipe: la prima è una "Peterson Cara Natural 65", la seconda è invece realizzata da un piccolo artigiano a mio avviso assai talentuoso: Chirico Angelo. Firma le sue radiche con il nome di "PipaCiro". Persona assai disponibile che negli ultimi tempi si è dato anche alla realizzazione di pipe in quercia fossile (la cosiddetta morta).
La caratteristica di questa pipa è quella di avere un sistema nel cannello simile in tutto e per tutto a quello delle "aerobilliard" di Radice, vale a dire una grossa camera di espansione.
In fumata le pipe di Angelo si comportano in modo divino. Le adoro.

Ma torniamo alle due pipe: questa è la Peterson Cara di cui vi parlavo:


Pipa molto leggera e ben bilanciata.
La radica, seppur naturale e priva di punti di stucco, non lascia di certo gridare al miracolo ma con le irlandesi sappiamo benissimo che è così. Bisogna accontentarsi... Ed io lo faccio volentieri. Adoro le Peterson, la loro capacità di resistere con orgoglio a fumate a ripetizione senza mai mostrare segni di cedimento. Una pipa dalla radica dura in fase di rodaggio ma che in seguito ci regala il meglio di se.

Anche sulle "PipaCiro" ho da spendere soltanto belle parole.
Innanzitutto il rapporto qualità/prezzo: con meno di 100€ in genere ci portiamo a casa una pipa realizzata con sapienza e gusto. Una pipa che fuma da sola, in scioltezza. Una pipa bella anche da guardare e stringere tra le mani.
Il nostro Angelo da il meglio di se nella realizzazione di quello che definisco il mio shape preferito: le rhodesian. Giorno dopo giorno ne realizza sempre di più belle ed entrare nel suo sito per dare uno sguardo alle sue ultime opere è sempre una gioia per gli occhi.
Più in la sicuramente dedicherò alle "PipaCiro"un bell'articolo mostrandovi le pipe che posseggo di questo marchio.

La pipa "da viaggio" da lui realizzata e che uso sempre molto volentieri è appunto una bella rivisitazione di una rhodesian, molto compatta e cicciottella quanto basta. Bocchino in cumberland e camera d'espansione nel cannello per una fumata fresca e asciutta dall'inizio alla fine. Naturalmente è in quercia fossile.
Ve la mostro con orgoglio:


Mmm... E quali tabacchi usare durante i miei viaggetti...??
La mia passione sono i tabacchi a base di latakia... Quindi i miei porti sicuri sono il Timm 1000 e il magnifico Brebbia Balkan.
Si, la mia cabriolet è impestata dall'aroma del tabacco affumicato siriano. 
E la mia compagna... Fortunatamente non si lamenta. :)
Questo si che è un bel sintomo del cosiddetto "vero amore".

La pipa dello zar


Nel gennaio del 1904 l'ambasciata russa di Parigi si metteva in contatto con una manifattura di Saint Claude, località celebre per la lavorazione e scultura del legno (ebano in particolare), nonché per la produzione di pipe e per l'intaglio di pietre dure ed avorio. A questa ditta veniva passata una ordinazione di 3.000 pipe che dovevano essere fabbricate in ebano secondo un modello unico che è caratteristica principale della pipa tradizionale russa ed in particolare di quella in uso nella marina imperiale. Il modello prevedeva la fabbricazione monoblocco tipicamente russa in quanto sembra che il punto di congiunzione, che trovasi fra il bocchino realizzato in materiale diverso ed il corpo pipa in legno, costituisse una zona di fragilità troppo elevata per poter sopportare senza spezzarsi le bassissime temperature della steppa.

Poco più tardi, il 6 febbraio 1904, a causa della continua penetrazione russa in Manciuria, scoppiava fra la stessa Russia ed il Giappone un conflitto che ben presto assumeva l'aspetto di una vera e propria guerra.
Uno dei punti focali del conflitto divenne subito la città fortificata di Port Arthur, oggi Lushun, posta sulla punta estrema della penisola di LiaoTung che, nel Mar Giallo, delimita il golfo omonimo. La città era difesa da 35.000 soldati russi e dalla flotta russa del Pacifico costituita da 18 navi da battaglia e 40 navi ausiliarie di diverso tipo. Nella notte fra l'8 ed il 9 febbraio l'ammiraglio giapponese Heihakiro Togo (1847-1934), capo dello stato maggiore del Sol Levante, con una audacissima azione della sua squadra navale riuscì a distruggere molte navi nemiche ed a porre il blocco alla città. Le poche navi russe superstiti ripararono a Vladivostok.
La guerra proseguì in Manciuria con Port Arthur sempre assediata. Nell'ottobre 1904 lo Zar Nicola II Romanov, visto che la guarnigione di Port Arthur non riusciva ad infrangere il blocco decise di inviare in soccorso della città assediata la flotta del Baltico. E qui inizia anche l'avventura delle nuove pipe. Il governo di Sua Maestà Imperiale aveva fornito al fabbricante francese le barre d'ebano necessarie e questi, alla fine di giugno consegnò le pipe ordinate, che più tardi furono tutte distribuite ai marinai ed ufficiali della flotta di stanza a Leningrado. La flotta, forte di oltre cinquanta navi fra cui 5 navi di linea moderne, una quindicina di vecchio modello ed il resto composto da torpediniere e naviglio ausiliario, salpò alla fine di ottobre al comando dell'Ammiraglio Z. P. Rozestvenskij diretta in estremo oriente. Il viaggio fu disastroso, costellato di incidenti, ritardi ed ostacoli di ogni genere tanto che la flotta raggiunse il Mar della Cina soltanto il 20 maggio 1905. Poiché nel frattempo Port Arthur era caduta, Rozestvenskij decise di forzare il passaggio fra la Corea ed il Giappone per poter raggiungere Vladivostok e ricongiungersi con i resti della flotta scampati alle navi di Togo. L'Ammiraglio Togo, che era al corrente della rotta delle navi russe, e che aveva nel frattempo riunito la sua flotta controllando assiduamente lo stretto di Corea fra l'isola di Tsushima e la penisola di Corea, attaccò di sorpresa la flotta russa. La squadra giapponese, che constava di 4 corazzate e 6 incrociatori pesanti più un rilevante numero di siluranti, era inferiore numericamente a quella russa ma molto più moderna e con equipaggi addestratissimi e fanaticamente fedeli al Tenno. Inoltre la qualità dei suoi proiettili e la caratteristica elevata rapidità di fuoco le conferivano una rimarchevole superiorità. Il 27 maggio i Giapponesi, avvistate le navi russe, attaccarono di sorpresa e, sfruttando la loro maggior velocità, ebbero ben presto ragione dei russi. Le migliori corazzate russe fra cui l'ammiraglia Suvorov furono messe fuori combattimento dal terribile fuoco delle navi di linea giapponesi e finite dalle siluranti, mentre il naviglio leggero e ausiliario veniva affondato. Il mattino seguente la retroguardia russa, al comando dell'Ammiraglio Nebogatov, con le vecchie corazzate e poche torpediniere, fra cui quella su cui era imbarcato l'ammiraglio Rosetsvenskij gravemente ferito, riuscì a riprendere la navigazione verso Vladivostok ma poco dopo, all'altezza dell'isola di Matsushima, incappò nuovamente nelle navi di Togo. Fu la fine. Il resto della flotta Russa fu distrutto o si arrese. Soltanto tre piccole unità riuscirono a fuggire ed a raggiungere Vladivostok. Le nuove pipe, appena distribuite finirono tutte in fondo al Mar della Cina. La battaglia di Tsushima segnò praticamente la totale sconfitta della Russia, ufficializzata il 5 settembre 1905 con la pace di Portsmouth.
Come sempre succede, il fabbricante di Saint Claude aveva prodotto qualche esemplare in più delle preziose pipe d'ebano russo di cui tuttavia si era persa allora ogni traccia. Alcuni anni or sono, nella soffitta dell'abitazione del proprietario della vecchia fabbrica di Saint Claude, ne vennero rinvenuti 17 esemplari. Questi preziosi cimeli sono ora in possesso di Alberto Paronelli che gelosamente li conserva nel suo "Museo della pipa" di Gavirate.


Da: gustotabacco.it



Ho trovato doveroso aprire questo argomento con un degno "escursus storico" per far meglio comprendere le vicende ruotate attorno a questo oggettino.
Una piccola pipa leggerissima, di appena 12cm di lunghezza, che racchiude in se ben 110 lunghi anni di storia.
E proprio leggendo artcoli come quello di gustotabacco che venni a conoscenza della "pipa dello zar". Ed è così che rimasi catturato dalle atmosfere che poteva evocare la storia mista all'eleganza di questa genovesina.
E così decisi di non perdere tempo: contattai il mio amico Ariberto Paronelli chiedendo se era possibile averne una.
Beh... La risposta fu SI.
da qualche anno sono il felicissimo proprietario di una tsushima in perfette condizioni.
Ad oggi non ho ancora avuto il coraggio di accenderla e di scoprire che gusto abbia un ebano con più di 100 anni sulle spalle.
Chissà forse quel giorno arriverà... O forse no...
Ma poichè una pipa che non fuma non è da considerarsi una pipa decisi di rimediare diversamente facendomi realizzare, su commissione da Paronelli, una pipa nuova di zecca in ebano che tutt'oggi fumo con piacere. Ma questa è un'altra storia che, magari, vi racconterò più in avanti.




Vi lascio con qualche scatto della mia personale pipa dello zar.





Il rodaggio

Trovo interessante aprire un dibattito sulla questione rodaggio, nonchè sulla tecnica di caricamento della pipa.
Il rodaggio è da sempre "croce e delizia" del fumatore di pipa.
Tecnicamente consiste nel "formare uno strato di crosta all'interno del fornello attraverso le prime fumate". Detta così la cosa sembra assai semplice e scontata... Ma sapete benissimo che esistono varie tecniche da utilizzare per formare la già citata crosta.
C'è chi preferisce cospargere l'intero fornello con un sottilissimo velo di miele, chi invece adopera olio d'oliva... E chi, come me, lascia tutto al "naturale".
Il mio rodaggio avviene attraverso il notissimo sistema delle cariche graduali:

 - Prime 5/10 fumate: caricando solo il primo terzo del fornello
 - Tra la decima e la ventesima fumata: caricamento di due terzi del fornello
 - Per le fumate successive: caricamento completo

Con questo sistema mi son sempre trovato benissimo e non ho mai avuto problemi.
Ma una domanda tipica del novizio potrebbe essere, giustamente, la seguente: 


"Quando può considerarsi terminato il rodaggio?"

La risposta è semplice: tecnicamente quando abbiamo formato all'interno del fornello uno strato uniforme di crosta (con spessore di almeno 1mm), ma da un punto di vista "pratico" considero ultimato questo rito quando la pipa inizia a "fumare bene".

Anche per il caricamento della pipa se ne leggono e se ne dicono tante.
Il sistema più gettonato è quello del caricamento a pizzichi (ogni pizzico sarà seguito da una pressione che dovrà essere sempre maggiore).

Io personalmente ho sempre preferito adoperare un altro sistema: carico pienamente il fornello fino all'orlo in modo lasco e, a pipa piena, inizio ad effettuare pressione. Quando il tabacco si è assestato procedo col riempire la parte superiore del fornello rimasta vuota... E vado avanti così fino a quando il tabacco non abbia lasciato libero un paio di mm dal bordo.
Così facendo mi sono sempre trovato divinamente, con zero problemi in fase di fumata.
Naturalmente, prima di procedere ad ogni caricamento, sarebbe buona norma sciogliere il tabacco su di un piano evitando che possa presentarsi troppo compattato prima del suo inserimento.
Con tabacchi piuttosto umidi invece consiglio di utilizzare il metodo appena descritto lasciandoli arieggiare per almeno 15 minuti prima di iniziare il caricamento.

Un nuovo inizio

È con immenso piacere che mi accingo, per la primissima volta, ad aprire un blog.
Ed è per la primissima volta che ne apro uno dedicato alla pipa, allo strumento da fumo per eccellenza.
Ai più una pipa sembrerà ormai uno strumento antiquato e fuori moda, lontano dagli standard frenetici offerti dalla vita odierna... Eppure... Nonostante ciò... Essa continua a portarsi dietro un'aura magica, rilassante, meditativa. Una fedele compagna che accompagna le nostre giornate nei momenti più disparati.
Questo blog vuole semplicemente aiutare ad esprimere le idee e le esperienze di un giovane fumatore di pipa con altri utenti che, come il sottoscritto, condividono una comune passione nei confronti delle radiche.
Spero che gli eventuali lettori possano trovare qualche minuto di distrazione leggendo i miei post e, a loro volta, condividere con me le loro esperienze!

Serene fumate a tutti!!!

Peterson Cara Natural 15