Quando si ha a che fare con una pipa vergine spesso il fumatore si appresta al rodaggio con addosso una piccola dose di scoraggiamento.
Le prime fumate in radica, infatti, potrebbero lasciare un po' a desiderare per via del sapore tannico che il legno stesso rilascia contaminando il gusto del nostro tabacco. Ciò che ne scaturisce, per alcuni, è tutt'altro che appagante, vista anche la lentezza con la quale verrà a formarsi lo strato protettivo di carbone.
Una delle soluzioni proposte fin dall'alba dei tempi è quella di sottoporre il fornello al celebre "trattamento del miele", stratagemma da sempre diffuso e adottato anche nel salotto romano di Giorgio e Massimo Musicò.
Ho sempre cercato di evitare questo rimedio ma qualche mese fa, per pura curiosità, mi sono fatto coraggio e ho deciso di sperimentare per comprendere in modo diretto quanto fosse effettivamente utile.
Il risultato è stato positivo?
Innanzitutto va detto che tale accorgimento, per me, andrebbe usato solo ed esclusivamente con pipe dal fornello al naturale, vale a dire senza quello strato di pretrattamento già presente nella maggioranza delle produzioni attuali.
Ciò non toglie che lo si possa applicare anche con quella tipologia di pipe o addirittura con le tanto apprezzate "oil cured"; la stessa Dunhill, nella brochure che accompagna i loro prodotti, consiglia di farne uso per accelerare la formazione della camicia carboniosa affermando che "Fumare una pipa Alfred Dunhill nuova deve essere un piacere fin dalla prima volta. Tuttavia, bisogna fare molta attenzione per evitare di surriscaldare il fornello finché non si sia formato uno strato protettivo di nerofumo, di uno spessore compreso tra 1 e 1,5mm. Per accelerare la formazione del nerofumo, applicare una piccola quantità di miele attorno alla presa di tabacco. Evitare di fumare velocemente una pipa nuova, all'aperto o in presenza di correnti d'aria: l'aumento del flusso d'aria può provocare una fiamma vivace e, di conseguenza, delle bruciature".
La pipa designata al "sacrificio" del trattamento è stata una rhodesian di Brebbia, una "Serie X" ambrata e con fornello vergine.
Il miele da me utilizzato (di tipo piuttosto neutro) viene prodotto artigianalmente a Tornareccio, paesino abruzzese in provincia di Chieti che ne vanta l'eccellenza, ed è stato applicato con gran parsimonia: in questi casi l'obiettivo è quello di stenderne un velo leggerissimo e quasi impercettibile alla vista.
Fatto ciò ho lasciato riposare per qualche oretta la radica prima di procedere con il caricamento.
Per la prima e per le successive fumate ho deciso di usare un buon Timm London Blend 1000. Ho acceso con tutta calma e pian piano, una tirata dopo l'altra, ho iniziato a valutare gli eventuali pregi e difetti del miele.
Bisogna ammettere che, se da una parte gli aromi tipici di una radica nuova non sono stati percepiti, dall'altra ho avuto modo di constatare che il miele, ahimè, si è lasciato fastidiosamente avvertire per almeno tre fumate abbondanti... E la sua presenza mi è parsa piuttosto deleterea: una mix di english blend contaminata da sgradevoli sentori di un miele che, cristallizzandosi a causa del calore, tendeva a rilasciare uno strano saporaccio simile a melassa. Eppure ne ho steso davvero una quantità minima.
Devo però ammettere che la crosta di carbone si è effettivamente formata con maggiore rapidità.
Alla luce di ciò mi chiedo: abbiamo effettivamente tutta questa fretta nel formare una buona camicia protettiva? È davvero necessario tentare di accelerare questo processo contaminando la fumata con sentori che, a mio avviso, mal si sposano con una sana pipata?
Da "fumatore lento" preferisco rispondere con un secco "NO": i miei rodaggi continueranno ad esser effettuati nel più tradizionale dei modi, evitando di cospargere il fornello con miele (anche se di ottima qualità) o altre sostanze. E se le primissime pipate saranno sgradevoli... Beh... Fa parte del gioco, è la radica a volerlo, quindi nulla di cui preoccuparsi.
Ognuna delle nostre pipe ha bisogno dei suoi tempi per "maturare", evitiamo di metter loro fretta e lasciamo da parte l'ottimo miele abruzzese per una buona prima colazione.