Se qualcuno mi chiedesse informazioni relative al marchio "La Scala", in tutta sincerità, non saprei proprio cosa dire.
No, non affermo ciò con tono di stampo denigratorio... Ma soltanto perchè, alla fin fine, ho a che fare con un brand totalmente estraneo alla mia discreta conoscenza.
Non so da dove provengano ne tantomeno da chi siano realizzate. L'unica certezza è che sotto tale nome vengono messe in cantiere pipe a buon mercato che generalmente non ricevono molta attenzione da parte di noi fumatori.
Ma se c'è una cosa che ho imparato nel tempo è che a volte anche quelle pipe sconosciute e prive di grossa attrattiva possono rendersi capaci di fumate validissime e sublimi.
A me è accaduto proprio con una radica marchiata "La Scala".
Ho incontrato questa freehand un annetto fa, girovagando pacificamente sul web senza mete ben precise. Non era di certo mia intenzione fare acquisti... Almeno fino a quando non mi sono scontrato con lei.
È stato lo shape ad esercitare la giusta attrattiva: una forma particolare, tendenzialmente fuori dai soliti canoni che, accoppiata ad un prezzo effettivamente irrisorio, mi ha spinto verso l'acquisto.
La pipa si presenta con una sabbiatura davvero interessante e ben eseguita, con dei cerchi di accrescimento che lasciano intuire una bella trama della radica. La finitura è, naturalmente, la classica in black.
Il vero punto dolente però è da rintracciarsi nel bocchino. Realizzato in un metacrilato piuttosto pessimo e poco confortevole al morso. Ma si sa che certe cifre non ci permettono di nutrire grandi aspettative.
In fin dei conti il risultato finale, sotto l'aspetto prettamente visivo, non è affatto malvagio: sembrerebbe proprio una bella pipa.
La vera sorpresa però sta tutta nella fumata.
Il suo fornello, di dimensione media ed esente da pretrattamenti, ha bruciato fin da subito miscele di tipo inglese... E lo ha fatto in modo ineccepibile: mai una nota stonata, zero sentori di amaro e, dulcis in fundo, zero acquerugiola.
Si, credo di non aver mai incontrato una pipa così perfettamente asciutta: le pulizie di fine fumata ci lasciano per le mani uno scovolino completamente privo di umori, senza la benché minima traccia di umido. Una cosa eccezionale e che mai mi sarei aspettato da una pipa di questo livello. Aggiungo inoltre il fatto di averla sfruttata parecchio, ponendola sotto lo stress delle fumate ripetute senza vederne segni di minimo cedimento.
Ovvio che non è mia intenzione, alla luce di ciò, osannare il brand "La Scala": una buona mela non basta a farci credere che lo saranno anche le restanti sull'albero... Nonostante tutto ho però avuto l'ennesima riprova di come anche pipe sconosciute o modeste riescano, nel loro piccolo, a svolgere il loro lavoro in modo più che dignitoso.
A volte il marchio non è tutto.
Il poco noto brand "La Scala" potrebbe esserne un valido e significativo esempio?