sabato 14 agosto 2021

Il fumatore “monomarca”


La maggior parte dei fumatori conosciuti, me incluso, tendono ad avere in casa una moltitudine di tipologie di tabacchi a disposizione.
Fumare una rotazione di differenti miscele sembrerebbe la normale prassi, quasi ci sia la forte ed inevitabile esigenza di cambiare fumata costantemente. 
Mi sono fatto due calcoli in modo piuttosto approssimativo e posso affermare di aver stoccato, allo stato attuale, più di una decina di kg di tabacco. Spesso trattasi di referenze che in Italia non possiamo reperire poiché non importate.
Ma da circa un anno i miei modi di vedere le cose sono cambiati in maniera netta, al punto d’essermi dimenticato delle mie scorte tabagifere. 
Oggi sono diventato sostanzialmente un fumatore “monomarca”. 
Dopo le varie e lunghe parentesi fatte di miscele inglesi, di virginia, pressati e quant’altro ho finalmente trovato una mia personalissima dimensione grazie allo “Scaferlati Caporal” di Mac Baren.


Tutto è accaduto in modo pressoché naturale, senza alcuna forzatura o imposizione. Nel tempo le mie fumate si sono andate a focalizzare in modo particolare su questo trinciato, con divagazioni relegate a piccole dosi di virginia (St. Bruno) e toscani sbriciolati. 
Ma come ho già detto il 90% del mio fumare è Caporal. 
Il tutto, ripeto, è avvenuto in modo quasi inconscio. Automatico. 
Non sto avvertendo più quel forte impulso che mi spingeva ad acquistare compulsivamente tabacchi nuovi da provare, e alla stessa maniera non percepisco quel bisogno di variare costantemente le mie miscele. 
Penso di aver raggiunto il mio equilibrio. 
Ho trovato un assetto che mi aggrada: il mio tabacco preferito è facilmente reperibile in Italia, ha un rapporto qualità/prezzo notevolissimo e, soprattutto, non mi stanca minimamente. Inoltre ha il doppio vantaggio di essere adatto alla stagione calda tanto quanto a quella fredda. Cosa da non sottovalutare. 
Non vorrei però essere frainteso: non sto affermando che questo sia il miglior modo di intendere la pipa e i tabacchi, naturalmente ognuno è liberissimo di viversi le proprie esperienze come ritiene più opportuno… E magari la mia posizione potrebbe apparire agli occhi altrui poco consona dato che vado a “rinunciare” a tante esperienze e varietà gustative… Ma tutto sommato a me sta bene così. La mia sensazione è quella d’essermi liberato da un piccolo peso, da un’inconsapevole necessità di costante ricerca che oggi, per “mia” fortuna, pare giunta al termine. 
La piccola variazione sul tema naturalmente continuo a concedermela, ma trattasi davvero di poca cosa rispetto a quanto avvenuto in passato. 
Quindi si, allo stato attuale delle cose mi considero un fumatore monomarca a tempo pieno.
Ammetto però di avere un problemino inverso: se da un lato ho trovato la mia quadra con i tabacchi, non posso affermare altrettanto per quanto riguarda gli strumenti da fumo. Amo le pipe, in tutte (o quasi) le loro declinazioni e non posso fare a meno di acquistarne sempre di nuove. Ho ormai abbondantemente superato i 200 esemplari e credo che la mia bacheca continuerà ancora a subire un più o meno costante processo d’ampliamento.
Posso bruciare lo stesso trinciato ma non posso fare a meno di farlo in pipe differenti e nuove. 
Ebbene sì, questo è il rovescio della medaglia.