venerdì 24 febbraio 2023

Gigliucci: una pipa da “lockdown”


Il 2020 è stato un anno davvero duro per tutti. 
Il CoViD19 ha segnato in maniera indelebile le nostre vite lasciandoci addosso un senso di vera e propria impotenza: il “lockdown” ha letteralmente fermato il mondo costringendoci tutti a vivere un isolamento forzato all’interno nelle mura domestiche. 
La mia fortuna è stata quella di risiedere in aperta campagna, circondato da spazi verdi, vigneti, uliveti… E con un bel giardino a disposizione. Il mio “eremo” è stato tutto sommato meno claustrofobico se messo a paragone con amici e conoscenti relegati in un appartamento in centro città. 
Se sono tornato a scomodare questi tristi ricordi è perchè, proprio in quei giorni lì, ho ricevuto una pipa che aspettavo da tempo. 
E dato che il peggio sembra ormai alle spalle ho deciso di dedicarle qualche riga.


Durante quei giorni di isolamento rimasi comunque in contatto telefonico con molti amici cari, tra questi Andrea Gigliucci. Già durante il 2019 avevo affrontato con il pipemaker toscano l’idea di farmi realizzare da lui una pipa, una piccola army mounted. 
Andrea non aveva argenti a disposizione quindi fantasticammo sull’opportunità di realizzare per l’occasione un’oliva tornita partendo dal corno di bufalo, materiale che aveva già a disposizione in laboratorio e che utilizzava saltuariamente per realizzare inserti e adornamenti. 
Optammo per qualcosa di “semplice”, una piccola billiard. 
Questo progetto però rimase lì, fermo, nell’attesa del momento opportuno per prendere il via. Ogni tanto ci capitava, tra una chiacchierata e l’altra, di riparlarne in modo sommario… Ma Andrea aveva già una mole di lavoro importante e quindi si decise di rimandare il tutto a data da destinarsi. 
Poi il lockdown. 
L’Italia si fermò e con essa anche le richieste di commissioni piparie. 
Per assurdo in momento giusto fu proprio questo. 
Gigliucci si sentiva come un purosangue legato al palo, smaniava dalla voglia di fare, non riusciva a stare fermo. Fu proprio lui a dirmi che avrebbe iniziato a lavorare sulla “nostra” pipa. 
Decidemmo assieme poche cose basilari: doveva trattarsi di una billiard di piccole dimensioni, finitura liscia, oliva in corno, bocchino in ebanite ripple indiana della Ranga. 
Decidemmo poi i colori per la radica e per il bocchino. 
Per il resto… Gli lasciai carta bianca. 
Adesso toccava a lui.
Per Andrea fu una piccola sfida dato che lavorare sul piccolo comporta una serie di rischi, uno su tutti l’impossibilità di correggere eventuali errori poiché i margini e gli spessori della radica sono già in partenza estremamente ridotti. Aveva però dalla sua un grande vantaggio, e questo era rappresentato dal tempo: nessuna scadenza da rispettare ne lavori che si stavano accumulando alle spalle. Questa pipa fu figlia della calma più assoluta. 
Quando la pipa, ormai ultimata, arrivò tra le mie mani il mondo era ancora in stand by: una piccola billiard sovrapponibile ad una gruppo 1 di Dunhill, delicata ed elegantissima, una radica sapientemente ragionata e lavorata. 
La accesi praticamente subito e mi accompagnò in tutti quei giorni di esilio in giardino. Ancora oggi è una pipa che fumo molto volentieri e che ha rappresentato un punto di congiunzione tra due amici distanti ma che , nonostante tutto, sentivano il bisogno di interfacciarsi dando vita a qualcosa di concreto. Il lavoro sporco lo ha fatto tutto Gigliucci, lo so… Ma mi piace pensare d’aver partecipato almeno in parte alla gestazione di questo strumento da fumo.
Ho notato che nel tempo il pipemaker toscano ha replicato questa billiard in più di un’occasione, segno che anche altri fumatori ne hanno apprezzato le fattezze.
Credo di non aver mai ringraziato abbastanza Andrea, con questa pipa mi ha saputo regalare un po’ di sana distrazione durante un periodo che è stato davvero triste e crepuscolare. 
Ma c’è da star sereni, in fondo, se siamo ancora qui a raccontarlo…