Era il 2018 quando l’americana Laudisi acquisì da Tom Palmer lo storico brand “Peterson Of Dublin”.
Ammetto che da quel momento in poi il mio grande interesse per le pipe irlandesi andò lentamente a scemare.
Il mio repentino disinteresse non arrivò per partito preso, bensì a seguito delle prime nuove produzioni: alcuni shapes quasi ridisegnati da zero, molti con sostanziali differenze rispetto alle linee che avevano saputo rendere celebre ed immediatamente riconoscibile la pipa d’Irlanda.
Anche i bocchini purtroppo subirono un notevole peggioramento qualitativo, con un abbandono massiccio dell’ebanite a favore di un acrilico non sempre di livello, si prenda come esempio il P-Lip: l’amato/odiato palatale nella sua versione in metacrilato riesce ad essere di una scomodità senza precedenti, con uno spessore al morso a dir poco intollerabile.
Inoltre il veder fiorire una moltitudine di pipe rusticate mi fece storcere definitivamente il naso.
In questi tre anni ho visionato più volte le Peterson sperando di poter intravedere dei miglioramenti… Ma la sensazione è che la strada sia ancora lunga ed in salita.
Da una parte abbiamo potuto osservare la nascita di alcune “capsule edition” sulla carta interessanti (ma con dei prezzi spesso fin troppo elevati per gli standard irlandesi), mentre dall’altra tante, troppe linee di livello ”entry”. La sensazione è che tutto il lavoro dell’azienda si stia inevitabilmente livellando verso il basso.
La vecchia gestione (quella di Tom) a noi italiani ci rese fortunati: non tutti sanno che lo storico distributore Mario Lubinski faceva ogni anno un viaggio a Dublino con lo scopo di selezionare personalmente le teste in radica che sarebbero state destinate al nostro mercato. Ciò ci ha consentito per tutto questo tempo di maneggiare ed acquistare le migliori Peterson al mondo. Questo aspetto, in un certo senso, potrebbe aver in parte traviato la nostra visione del brand: pipe meno riuscite ci son sempre state? Sicuramente, ma qui in Italia lo abbiamo percepito sicuramente in via minore.
Una cosa è certa: Tom Palmer non è più il titolare dell’azienda. E Mario Lubinski non ha più nulla a che fare con l’Irlanda.
Ebbene si, la distribuzione per l’Italia delle “Peterson of Dublin” è ufficialmente passata nelle mani dell’Augusta S.R.L., già distributore nello stivale di un grosso marchio come “The White Spot” (Dunhill).
L’esperienza c’è? Assolutamente si. Tanta. E soprattutto è viva, almeno da parte loro, la voglia di riportare le pipe irlandesi a recuperare quella che è stata la loro fetta di mercato.
Sono state già introdotte nuove linee, come ad esempio la “Irish Harp” (di cui già parlai anni fa qui), le Arklow o le nuove pipe Sherlock Holmes in versione natalizia (adornate da una vera in rame), tutte accuratamente selezionate e con prezzi più che adeguati.
La speranza è che nel tempo arrivino anche radiche di livello superiore (le Kapp-Royal sembrerebbero quasi del tutto scomparse per ora).
Bisogna avere pazienza.
Delle criticità ci sono, e purtroppo anche ben evidenti. La speranza è che la nuova distribuzione riesca a trovare terreno fertile e a dare i giusti suggerimenti per far sì che il livello qualitativo del prodotto torni a rialzarsi.
Servirà un po’ di tempo.
Sentirò la mancanza di Lubinski? La avverto già dal 2018. Sono convinto che le belle Peterson che abbiamo visto negli anni passati siano ormai solamente un lontano ricordo… Bisogna però ringraziare Mario per il lavoro “unico” svolto con questo brand.
È doveroso dargliene atto.
Oggi la musica cambia, sono convinto che Parascenzo, a capo della Augusta, saprà restituire lucentezza alle pipe irlandesi… Ma attenzione perchè non dipenderà tutto da loro: è necessaria una sana presa di coscienza all’interno degli stabilimenti di Sallynoggin.
Non ci resta altro da fare se non restare a guardare facendo i nostri migliori auguri alla nuova distribuzione italiana.
Tutti i nuovi modelli disponibili per il nostro mercato sono visionabili a questo link costantemente aggiornato: https://peterson.augustasrl.it/it/13-peterson
